| Un antico oceano su Marte Ulteriori indizi trovati dallo spettrometro a bordo della Mars Odyssey (Nasa) Un team internazionale di scienziati, che include ricercatori italiani dell’ Università d’Annunzio di Chieti-Pescara, ha analizzato i dati provenienti dal “Gamma Ray Spectrometer” (GRS), strumento montato sulla sonda NASA Mars Odissey, e ha riferito di nuove prove sulla controversa ipotesi che nel passato antichi oceani ricoprissero circa un terzo della superficie di Marte. “Abbiamo confrontato i dati del GRS riferiti al potassio, al torio ed al ferro, acquisiti al di sopra ed al di sotto di un'ipotetica linea di costa che demarcherebbe un antico oceano che ricopriva circa un terzo della superficie di Marte, e di un'altra ipotetica spiaggia che delineerebbe un oceano più interno, più giovane e meno esteso”, sostiene il responsabile della ricerca internazionale, il geologo planetario James M. Dohm dell'University of Arizona. Dohm prosegue: “La nostra indagine ci ha fatto porre la seguente questione: dato che l'acqua e le rocce che contenevano questi elementi sono stati trasportati dalle montagne verso le pianure, dove si sono probabilmente espanse come un corpo d'acqua, non dovremmo trovare una concentrazione maggiore di questi elementi a valle delle linee di costa?”. Il GRS di Mars Odyssey, o Gamma Ray Spectrometer, ideato e sviluppato da William Boynton, del Lunar and Planetary Laboratory dell’ University of Arizona, ha lo scopo di rintracciare elementi sepolti al di sotto della superficie di Marte sino ad una profondità massima di 1/3 di metro (o 13 pollici), attraverso l'uso dei raggi gamma da loro emessi. Nel 2002, questo metodo ha permesso al GRS di scoprire acqua ghiacciata vicino alla superficie di Marte alle alte latitudini. Il team oltre che da scienziati americani e composto anche da scienziati Italian dell’ International Research School of Planetary Sciences (IRSPS) dell’ Università d’Annunzio di Chieti-Pescara. L’IRSPS sta infatti curando, grazie a finanziamenti dell’ASI, un progetto pilota per la raccolta di dati geofisici su Marte utilizzando i dati di diverse sonde NASA ed ESA. Gli elementi ottenuti dal Mars Odissey e dalle altre sonde suggeriscono che probabilmente, nel passato, le condizioni favorevoli alla presenza d'acqua in superficie hanno favorito il dilavamento, il trasporto e la concentrazione di diversi elementi quali il potassio, il torio ed il ferro. “Anche se non si tratta della prova definitiva della presenza di un antico oceano su Marte è certamente un indizio estremamente importante” riferisce Gian Gabriele Ori coautore del lavoro e direttore della scuola di planetologia IRSPS dell’ Università d’Annunzio e aggiunge che “parlare anche solo 10 anni fa della presenza di laghi poteva sembrare una eresia, mentre ormai la passata presenza di acqua è ormai cosa accertata, e che le evidenze convergono sull’idea della presenza di un vero e proprio oceano”. La linea di costa più interna e giovane denota che alcuni miliardi di anni fa, sulla regione pianeggiante settentrionale di Marte esisteva un oceano di estensione pari a circa 10 volte quella del Mar Mediterraneo, più o meno equivalente a quella del Nord America. Al contrario, i ricercatori stimano che la linea di costa più estesa e più antica delimitasse un oceano circa 20 volte la dimensione del Mar Mediterraneo, che ricopriva circa un terzo della superficie marziana. Al fine di ricostruire la topografia della regione esaminata, gli scienziati hanno utilizzato i dati provenienti dall'altimetro laser (MOLA), montato a bordo della sonda Mars Global Surveyor. Le loro scoperte saranno redatte nell'articolo “GRS – Evidence and the possibility of Paleo-oceans on Mars”, che sarà pubblicato in una edizione spaciale della rivista Planetary and Earth Science, riferita al Workshop “Mars and its Earth analogs”, tenutosi a Trento nel Giugno 2007. E organizzato dall’ Agenzia Spaziale Italiana assieme all’ Agenzia Spaziale Canadese e all’ IRSPS. Circa 20 anni fa, diversi studi hanno acceso il dibattito scientifico sulla possibile esistenza di antichi oceani su Marte in base alla presenza di cordoni di spiaggie ormai abbandonate. In uno di questi studi, portato avanti da Victor Baker e dai suoi colleghi dell' University of Arizona, fu avanzata l'ipotesi che alcuni miliardi di anni fa le eruzioni magmatiche innescarono megafloods di portata enormemente più grande di quella del Rio delle Amazzoni. Questi flussi catastrofici allagarono, in particolare, le zone marziane settentrionali, dando origine a mari e laghi, denotando quindi condizioni relativamente più calde ed umide rispetto alle ultime decine di migliaia di anni. Gli scienziati sono interessati a capire sul come e sul quando l'acqua sia esistita su Marte in quanto è strettamente legata allo sviluppo della vita. Le immagini acquisite dal Mariner 9 nei primi anni 70 e, successivamente, quelle dal Viking e dai landers della fine degli anni 70, portarono alla luce numerose prove di un passato con acqua allo stato liquido su Marte. Negli ultimi 10 anni nuove immagini ed informazioni derivanti dalle diverse missioni statunitensi ed europee hanno aggiunto ulteriore dettaglio e chiarezza alla questione. In particolare, le missioni MGS, Mars Odissey, Mars Express ed MRO hanno evidenziato un paesaggio marziano modellato dal ghiaccio e dall'acqua. Dohm afferma: “Il GRS ha fornito informazioni chiave sul lungo dibatitto sull'esistenza di oceani su Marte. Ma il dibattito è destinato verosimilmente a proseguire nel futuro, forse sino a quando gli scienziati potranno camminare sulla superficie di Marte con strumentazioni alla mano, coadiuvati da un network di sistemi robotizzati in miniatura, montati su satellite, aereo e su terra”.
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