| Dopo Laika
Laika fu il primo animale a volare nello spazio compiendo almeno un’orbita completa intorno alla Terra, ma non fu certo l’unico. Molti altri la seguirono prima che l’uomo ne prendesse il posto. La scelta degli Stati Uniti cadde principalmente su scimmie e primati, mentre i russi preferirono per lo più cani femmina. Fra gli animali evoluti, questi erano i più adatti a essere addestrati e allenati per lo stress del lancio; inoltre si adattavano abbastanza bene a rimanere inattivi per lungo tempo. Le cagnette poi (è imbarazzante dirlo), avevano il vantaggio, rispetto ai maschi, di essere più docili e di poter svolgere le proprie necessità senza… dover alzare la zampa: non c’era sufficiente spazio per consentirglielo! Il 27 agosto 1958 fu la volta di Beljanka e Pjostraja, le quali, salite a 450 chilometri di altezza, tornarono sane e salve, collaudando così un nuovo dispositivo di stabilizzazione e un complesso per l’atterraggio mediante paracadute.
Seguì poi una piccola scimmia statunitense di nome Gordo, che il 13 dicembre 1958 volò sullo Jupiter AM-13, superando i 1000 km di quota. Gordo non soffrì di alcun problema fisico durante il volo, ma purtroppo la sua capsula non fu mai trovata dopo l’ammaraggio nell’Oceano Atlantico. Il 28 maggio 1959 il primo successo americano: Able, una macaca rhesus di 3,1 kg e Baker, una scimmia Saimiri di 310 grammi, furono lanciate a bordo dello Jupiter AM-18. In 16 minuti di volo percorsero 2735 km raggiungendo l’altitudine di 579 km e la velocità di oltre 18 000 km/h. Sperimentarono un’accelerazione di oltre 38 volte la forza di gravità e rimasero in assenza di peso per circa 9 minuti. Vennero recuperate vive ed in buone condizioni; Able morì però quattro giorni dopo a causa dell’anestesia durante un’operazione chirurgica per rimuovere un elettrodo che gli aveva procurato un’infezione. Baker morì invece di insufficienza renale il 29 novembre 1984, alla bella età di 27 anni.
Due cani di nome Otvazhnaya e Snezhinkha (Coraggiosa e Fiocco di Neve) accompagnati da un coniglio chiamato Marfusha (Marta), volarono il 2 luglio 1959 a bordo di un razzo R2-A per un test ad alta quota e furono recuperati incolumi. Otvazhnaya volò altre quattro volte in test simili.
Un’altra scimmia maschio americana, Sam, volò nello spazio il 4 dicembre 1959 ed ammarò incolume nell’Oceano Atlantico dove venne recuperato. Reincontrò la sua compagna, Miss Sam sotto gli occhi del suo veterinario che affermò che il loro incontro era stato commovente, “quasi umano”. E proprio Miss Sam il 21 gennaio 1960 collaudò il sistema di espulsione d’emergenza che sarebbe stato poi utilizzato nei voli umani. Anche stavolta la coppia poté felicemente ricostituirsi dopo la missione. La fortuna non arrise invece a Bars e Lisichka (Lince e Volpetta), che perirono il 28 luglio 1960 nell’esplosione di uno stadio della loro Vostok subito dopo il lift-off. Belka e Strelka (Scoiattolo e Piccola Freccia) volarono il 19 agosto 1960 sullo Sputnik 5 completando 18 orbite. Alla missione presero parte anche 40 topi e 2 ratti. Alcuni mesi dopo il suo volo, Strelka partorì sei bei cuccioli, uno dei quali, Pushinka, fu donato a John John Kennedy.
Pchelka e Mushka (Piccola Ape e Piccola Mosca) passarono nello spazio il primo dicembre 1960 a bordo dello Sputnik 6, ma l’errata traiettoria di rientro causò la distruzione della capsula e la perdita dei due cani.
Damka e Krasavka (Damina e Bellezza) tentarono un volo orbitale il 22 dicembre 1960, ma l’ultimo stadio del loro razzo non funzionò e il lancio abortì. Entrambi i cani però furono recuperati sani e salvi. Ham, uno scimpanzé (scomparso solo recentemente), volando il 31 gennaio 1961 a bordo della Mercury-Redstone 2 aprì la strada al volo di Alan Shepard, primo americano nello spazio. Così come Chernushka il 9 marzo 1961 anticipò il trionfo di Yuri Gagarin volando nello Sputnik 9 assieme a topi e porcellini d’india che vegliavano il manichino di un finto cosmonauta.
Anche Zvezdochka (Stellina), il cui nome fu scelto proprio da Gagarin, compì con successo un’orbita nello spazio, a bordo dello Sputnik 10, il 25 marzo 1961. Fu l’ultimo test prima del volo della Vostok pilotata dal primo cosmonauta.
Enos, uno scimpanzé, volò sulla Mercury-Atlas 5 il 19 novembre 1961. Avrebbe dovuto compiere tre orbite prima di rientrare sulla Terra, ma un’avaria costrinse ad anticipare l’ammaraggio dopo la seconda orbita. Dopo il recupero, il simpatico quadrumane balzò fuori dalla sua capsula e corse a lungo sul ponte della nave di salvataggio, battendo “cinque” sulle mani di tutti i membri dell’equipaggio che incontrava e manifestando così la sua felicità.
Infelice invece la sorte di altri due scimpanzé americani, Goliath e Scatback; l’Atlas di Goliath esplose appena dopo il decollo, mentre la capsula di Scatback si perse per sempre in mare. Questi fallimenti non preclusero però a John Glenn la possibilità di divenire il primo americano a compiere un’orbita terrestre.
Verterok e Ugolyok (Brezza e Carboncino) rimasero in orbita per il tempo record di addirittura 23 giorni, dal 22 febbraio al 16 marzo 1966, a bordo della Kosmos 110. Furono entrambi recuperati sani e salvi, e a tutt’oggi detengono il primato di permanenza di cani nello spazio.
Particolare menzione per la missione sovietica Zond 5 che, lanciata il 14 settembre 1968, portò quattro giorni più tardi alcune tartarughe, mosche, vermi e batteri a circumnavigare la Luna. Furono i primi esseri viventi a vedere la faccia nascosta del nostro satellite. Il 21 settembre la capsula ammarò nell’Oceano Indiano e le tartarughe erano… visibilmente dimagrite, avendo perso circa il 10% del loro peso corporeo, ma stavano bene.
Anche il Challenger nel 1985 ospitò alcune scimmie e quell’avventura non fu delle più felici; le bestie scapparono dalle loro gabbie e volteggiarono senza peso per lo Shuttle imbrattando ovunque con il loro cibo (e non solo…), costringendo poi l’equipaggio a uno spiacevole lavoro extra di pulizia. Questi sono certamente i nomi più importanti dei voli spaziali con animali, sebbene non gli unici.
Ma torniamo a Laika. Quasi mezzo secolo è trascorso da quel suo pavido volo. Da allora i nomi di Gagarin, Tereshkova, Armstrong e molti altri sono legati indelebilmente alle più grandi imprese spaziali dell’Umanità. Ma Laika, per dirla con le parole di William Safire “con la sua avventura unì le genti del mondo come fossero una persona sola, e il suo sacrificio elevò il mondo animale. In tempi antichi, l’uomo volse lo sguardo verso le stelle e vide i propri eroi nelle costellazioni. Noi dobbiamo fare la stessa cosa, ma ora il nostro eroe è un epico cane di sangue e carne. Altri seguiranno, e certamente troveranno la strada di casa. La ricerca umana non può fermarsi. Ma questo cane fu il primo, e deve rimanere il più importante nei nostri cuori (Brano tratto dal discorso scritto da William Safire, assistente del Presidente Richard Nixon in occasione del primo sbarco sulla Luna, il 20 luglio 1969. Quello che il Presidente avrebbe dovuto pronunciare nel caso di fallimento della missione).”
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