| L'esplorazione del Sistema Solare .
Dagli anni Sessanta agli anni Novanta decine di missioni si anche sono susseguite con l'intento di scoprire i segreti dei pianeti del nostro Sistema e dello stesso Sole. Gli americani avranno la superiorità assoluta in questo campo. Precisamente, il progetto che spianò la strada a tutti i successivi fu Mariner, con 10 sonde dirette sia verso l'interno del Sistema che verso l'esterno.
Queste ultime erano tutte dirette verso Marte, poiché non si conosceva ancora un metodo per spingere oltre una sonda. La svolta la diede solo l'ultima, Mariner 10, che doveva raggiungere Mercurio.
Grazie ai calcoli effettuati da Giuseppe Colombo, allora docente di meccanica celeste all'Università di Padova, la sonda entrò in orbita attorno al pianeta sfruttando il “gravity assist”, la spinta gravitazionale. Fu la forza di gravità di Venere a creare il cosiddetto "effetto fionda" indispensabile al Mariner 10 per raggiungere il suo obiettivo. Il 16 marzo 1975 la sonda sorvolò il pianeta da 327 Km di distanza; nei suoi tre incontri ravvicinati, fotografò 2700 volte il pianeta rivelandone circa il 45% della superficie. Inoltre, rilevò una tenuissima atmosfera di elio e idrogeno, ne misurò la temperatura e scoprì un debole campo magnetico; riuscì a misurare, con maggiore esattezza rispetto ai calcoli fatti da Terra, la massa di Mercurio e quindi la sua densità, la quale è poco più bassa di quella terrestre.
Mariner 10 fu la prima e ultima sonda ad essere inviata verso il pianeta più interno del Sistema Solare: le grandi missioni spaziali si sposteranno infatti sempre di più verso la ricerca di vita sui pianeti, e, poco ma sicuro, su Mercurio non c'è possibilità di vita.
Le Mariner aprirono anche la via verso Marte, verso cui furono dirette le due sonde Viking. A differenza delle precedenti, queste erano dotate di un modulo attrezzato per l'atterraggio su Marte, il lander, oltre all'orbiter (la nave madre). Partite da Cape Canaveral il 20 agosto e il 9 settembre 1975, fecero atterrare i propri lander il 20 luglio e il 3 agosto dell'anno dopo.
La principale missione dei veicoli Viking era la ricerca di vita sul pianeta rosso. L'esito fu negativo, ma la missione fu comunque portata a termine, perché furono compiute ricerche di tipo geofisico del terreno e meteorologico dell'atmosfera e, contemporaneamente, scattate foto di paesaggi mai visti prima.
Intanto, il 2 marzo 1972 era stata lanciata la sonda Pioneer 10, la quale il 3 dicembre 1973 sorvolò a distanza Giove; fu seguita dalla gemella Pioneer 11 che, utilizzando la spinta gravitazionale del pianeta gigante, si sollevò sul piano dell'eclittica per ritornare ad attraversarlo nel 1979 in prossimità di Saturno. Un'altra rotta era stata tracciata: quella dei pianeti giganti esterni.
Di conseguenza, tutto era pronto per il progetto Voyager, il quale porterà l'America a far compiere il più lungo viaggio mai fatto da una sonda. Sfruttando l'allineamento dei pianeti giganti che si ripete ogni 180 anni, Voyager 2 partì per prima, il 20 agosto 1977 (la sua rotta era più lenta). Il 5 settembre 1977 fu lanciata Voyager 1, che raggiunse Giove nel marzo 1979 e Saturno nel novembre 1980; infine, ingaggiò una traiettoria che la portò fuori dal Sistema Solare.
A questo punto, la seconda sonda aveva tutti i dati necessari per quella che sarà la sua "Odissea": Voyager 2 esplorò l'80% della superficie di Ganimede e Callisto, il 25% di quella di Europa. Nel luglio del 1979 entrò nell'orbita di Giove, dalla quale riuscì ad osservare anche Amaltea e Io, confermandone l'intenso vulcanismo.
Raggiunse la distanza minima dal pianeta gigante (650.000 Km) il 9 luglio; fu così proiettata verso Saturno, dove giunse nell'agosto 1981. I dati inviatici da questa sonda sono di inestimabile valore: immagini mai viste dalla Terra, misurazioni di campi magnetici ed estimazioni di atmosfere, "topografie" di superfici e tanti altri ancora. Il viaggio doveva finire qui, ma non fu così. Riparato da terra un malfunzionamento, Voyager 2 sfruttò la spinta gravitazionale del pianeta degli anelli per giungere sino ad Urano: fu la prima sonda ad osservare da vicino i cinque maggiori satelliti del pianeta. Era il 1986 e gli uomini della NASA non si accontentarono: negli anni trascorsi dal lancio, la tecnologia dell'informatica e delle telecomunicazioni era progredita in modo incredibile ed essi, sfruttandola, riuscirono a riprogrammare il computer di bordo in modo tale da far arrivare il Voyager 2 a Nettuno. E, il 24 agosto '89, lo raggiunse, per poi essere proiettato fuori dal Sistema Solare. Con un colpo di fortuna, penetrò nella magnetosfera del pianeta azzurro esattamente parallelo alle linee di forza del campo magnetico.
Questo fatto lo portò proprio sopra il polo, dove osservò splendide aurore polari. Oggi Voyager 2 è fuori dal sistema dei pianeti, ma continua a inviare segnali debolissimi sulla Terra, portando con sé i segni della presenza umana nell'Universo. Parlando dell'esplorazione dei pianeti non sono mai stati nominati gli europei, i quali non si impegnarono più di tanto in questo campo. Raggiunsero invece un altro importantissimo traguardo: furono i primi ad inviare una sonda ad esplorare una cometa.
L'occasione si presentò con l'ultimo passaggio della Halley, nel 1986, che l'ESA (Agenzia spaziale europea) sfruttò grazie alla sonda Giotto e alla collaborazione di Giappone, Unione Sovietica e Stati Uniti. Il 2 luglio 1985 la sonda fu messa in orbita terrestre da un razzo Ariane, e la notte tra il 13 e il 14 marzo dell'anno dopo incrociò a 596 Km la cometa. Giotto inviò sulla Terra circa 4300 immagini della Halley e del suo nucleo.
Tre anni più tardi furono lanciate dalla navetta spaziale Atlantis le due sonde americane Magellano e Galileo. Partite rispettivamente il 5 maggio e il 18 ottobre '89, avevano rotte completamente opposte, essendo la prima diretta verso Venere e la seconda verso Giove. La prima sonda a scendere su Venere fu una sovietica (progetto Venera), ma solo con Magellano si poté elaborare una "mappa" dettagliata di più del 90% della superficie del pianeta. Indispensabile per la buona riuscita dell'impresa, fu l'uso del radar al posto delle telecamere: solo le onde radar sono infatti in grado di penetrare la spessa e densa atmosfera di Venere, e, quindi, di studiarne la conformazione.
Galileo era costituita da due parti: un orbiter e una sonda atmosferica. Prima di entrare in orbita osservò diversi asteroidi, la Luna e la caduta sullo stesso Giove della cometa in frantumi Shoemaker-Levy 9. Questo perché utilizzò una traiettoria a spirale: partita dalla Terra, ricevette la prima spinta da Venere, quindi un'altra dalla Terra che la diresse verso il Sole; presa una gran velocità, girò ancora una volta attorno alla Terra che la diresse infine verso Giove. Galileo è dotata di un'antenna in grado di trasmettere dati in gran quantità. La divisione della sonda avvenne il 7 dicembre 1995, quando l'orbiter intraprese una precisa orbita intorno al pianeta gigante. Mentre questo guardava Giove dall'alto, la sonda atmosferica segnava la sua "morte" lanciandosi verso la superficie: in 75 minuti di volo furono inviati sulla Terra tutti i dati che ci si aspettava dalla missione.
Una missione molto particolare è infine SOHO (Solar and Heliospheric Observatory), un progetto congiunto ESA-NASA con l'obiettivo di spiare il Sole. La sonda è partita da Cape Canaveral il 2 dicembre 1995 e il 14 febbraio successivo si è inserita nella posizione di equilibrio tra la Terra e la nostra stella (a circa 1,5 milioni di Km dal pianeta). Questo è un punto in cui SOHO è completamente priva di peso perché le forze di gravità dei due corpi celesti si annullano. Questa sonda ha il compito di "sorvegliare" il Sole e cercare di prevenire situazioni pericolose per i satelliti geostazionari. Durante tutto il '99, SOHO ha inviato immagini e rilevamenti di diversi tipi dell'attività solare, che in quell'anno toccava i suoi massimi; si è preoccupata soprattutto del vento e della corona, anche se in realtà ha anche un altro compito importantissimo. Deve monitorare i terremoti del Sole. La cosiddetta eliosismologia si prepone infatti, sfruttando i dati della sonda, di conoscere la struttura interna del Sole, come è successo per la Terra con la sismologia classica.
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