13 luglio 2007, La galassia nana che ama il passato

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~Sere~
icon11  view post Posted on 3/8/2007, 20:44




Una galassia di oggi che si comporta come una galassia primitiva, nata subito dopo il Big Bang. È questa la sensazionale scoperta di un gruppo di scienziate italiane che hanno utilizzato i dati del Telescopio Spaziale Hubble, una missione congiunta NASA/ESA.

Che cosa significa questa scoperta?

NGC 4449 è una galassia nana, cioè una galassia di piccole dimensioni, nella quale si stanno formando stelle a una velocità enorme, come deve essere accaduto nelle prime generazioni di galassie. Cerco di spiegarmi meglio.

Una galassia è formata da stelle e da grandi quantità di gas, che in parte formano nubi molecolari. Dalle nubi molecolari si formano le stelle. Il processo che porta dal gas alle stelle è guidato soprattutto dalla forza gravitazionale: ogni volta che il gas viene “perturbato” da qualche evento esterno, come per esempio altro gas che lo urta, c’è la possibilità che si inneschi il processo di formazione stellare.

n una galassia come quella osservata dal Telescopio Spaziale Hubble, è molto probabile che la formazione stellare sia dovuta al fatto che la galassia nana sta interagendo o addirittura “divorando” una galassia ancora più piccola. Quando questo accade, le nubi molecolari delle galassie sono investiti da forti perturbazioni gravitazionali che, come abbiamo detto, possono causare la formazione di stelle. Oggi crediamo che le prime galassie si siano formate proprio “divorando” una dopo l’altra strutture più piccole, in un susseguirsi continuo di perturbazioni gravitazionali e quindi di nascita di stelle.

L’analogia che gli scienziati tracciano è che la galassia che vediamo oggi si comporta come devono essersi comportate le galassie subito dopo il Big Bang. Tuttavia è un’ipotesi: quale valore scientifico ha un’ipotesi come questa?

È un po’ come quando si scoprono delle tribù che hanno mantenuto regole e comportamenti che pensiamo possano essere stati quelli dei primi homo sapiens sapiens: osservando quei comportamenti non possiamo avere la certezza che anche i primi homo sapiens sapiens si comportassero nel modo che osserviamo nella tribù a noi contemporanea.

NGC4449 si trova a una distanza di circa 12,5 milioni di anni-luce dalla Terra. Rispetto alle dimensioni dell’universo è una distanza relativamente ridotta e possiamo considerarla una galassia dell’universo vicino. Fatte le debite proporzioni, e con tutte le limitazioni di questa analogia, NGC4449 è lontana dal Big Bang quanto un uomo di inizio ‘800 dalla nascita del primo homo sapiens sapiens.

Si tratta, insomma, di una galassia “moderna” che si comporta come le galassie primitive: è un’occasione straordinaria per assistere a un fenomeno che probabilmente non sarà identico, ma che certamente è rappresentativo di quel che è accaduto miliardi di anni fa, nelle prime generazioni galattiche.

Nel frattempo si è conclusa la fase di raccolta delle proposte per le missioni astronomiche future dell’ESA. Sono oltre i 50 progetti pervenuti, che stanno a testimoniare la vivacità della comunità degli astrofisici a livello mondiale. Quali sono le proposte più interessanti?

Lo scopriremo presto. Partirà da subito un processo selettivo che ridurrà le proposte da oltre 50 ad appena sei: tre missioni non dovranno costare per l’ESA oltre i 300 milioni di euro, mentre per altre tre il tetto dei cui costi per l’ESA è elevato fino a 650 milioni di euro. La selezione sarà durissima, e saranno prese in considerazione la rilevanza scientifica, ma anche la maturità tecnologica richiesta e il costo stimato. Le sei missioni scelte saranno approfondite e dettagliate. A fine 2011, ne verranno scelte solo due: una da meno di 300 milioni e una da meno di 650 milioni.

Prevedere quali ora è impossibile, anche perché i progetti coprono praticamente tutti i campi di ricerca nel settore dell’astrofisica e della cosmologia. Ci sono missioni che propongono lo studio del pianeta gigante del Sistema Solare, Giove, e della sua luna Europa, che appare avvolta in uno strato di ghiaccio. Ci sono missioni che propongono studi sui pianeti extrasolari, cioè di quei pianeti che orbitano intorno a stelle diverse dal Sole, ma ci sono anche progetti che prevedono test di verifica della legge di gravitazione universale.

Quel che colpisce è che si tratta di proposte che non saranno realizzate prima di 10 anni. Ma la tecnologia progredisce molto rapidamente. Non si corre il rischio che fra 10 anni le tecnologie su cui sono basate le missioni proposte oggi siano ormai datate?

La maggior parte delle missioni presuppone anche uno sviluppo tecnologico. È chiaro che non è semplice capire dove sarà arrivata la tecnologia fra 10 anni, ma sviluppare un programma spaziale significa anche influenzare lo sviluppo stesso della tecnologia.

La sfida è quella di progettare una missione che sia nel contempo innovativa, che centri l’obiettivo del programma, che costi relativamente poco, che presupponga uno sviluppo tecnologico effettivamente alla portata. È in questo modo, e solo in questo modo, che grazie alla scienza sono state realizzate meraviglie come il telescopio spaziale Hubble.
 
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